Altruismo: di cosa si Tratta?
Tra i valori che regolano le interazioni sociali l’altruismo è senza dubbio tra i più importanti, Si ritiene che sia legato all’aiuto verso il prossimo e alla solidarietà. A dispetto di ciò che si possa credere, l’altruismo non è del tutto privo di motivazioni o ragioni e non è solamente l’emanazione della pura bontà d’animo.
Sono molte infatti le ricerche e gli studi psicologici che sono stati effettuati nel tempo per analizzare l’altruismo sotto diversi punti di vista: vediamo ora a cosa si deve l’altruismo e quando questo emerge.
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Altruismo VS Comportamento di aiuto
In psicologia si utilizzano due termini: altruismo e comportamento d’aiuto: ma quali sono le differenze? Osservando i comportamenti di aiuto, gli studiosi hanno scelto di concentrarsi su quegli atteggiamenti volti ad aiutare il prossimo, a prescindere da quali possono essere le motivazioni che spingono ad aiutare.
Alcuni gesti, all’apparenza caritatevoli e generosi, sono risultati comportamenti dati dall’euforia o dal panico. Queste emozioni spingono la persona ad agire in modi che poco hanno a che fare con l’atto altruistico, nonostante l’altro ne tragga beneficio.
Cosa possiamo intuire da questo? Che tutti i comportamenti di tipo altruistico siano anche comportamenti di aiuto, mentre non vale sempre al contrario: ovvero non tutti i comportamenti di aiuto sono altruistici.
Altruismo ed empatia
Da cosa nasce il dibattito sulla motivazione che spinge ad essere altruisti? Secondo Hoffman, è l’empatia l’emozione che si ritiene debba accompagnare l’altruismo. Secondo lo studioso, l’empatia sarebbe la risposta affettiva più appropriata alla situazione di un altro che alla propria.
Rapson, Cacioppo e Hatfield (1993) parlano di come il contagio emotivo sia fondamentale nei processi di altruismo ed empatia. Questo elemento, il contagio emotivo, produce due meccanismi:
- Feedback facciale: le espressioni del viso possono provocare alcune variazioni nell’esperienza emotiva. Studiato da molto tempo, è possibile riassumere il concetto con una semplice frase: piangiamo perché siamo tristi o siamo tristi perché piangiamo?
- Regolatori nell’interazione non verbale: tutte le nostre interazioni hanno la tendenza a imitare la voce, le posture, i movimenti e le espressioni dell’interlocutore.
Nel momento in cui ci relazioniamo con qualcuno che sta male, tenderemo ad adattare il nostro stato d’animo e la nostra espressione al suo stato d’animo: avviene una sincronizzazione emotiva. Si produce quindi un feedback facciale in cui il nostro stato emotivo si adatta a quello dell’interlocutore.
Altruismo Intrinseco ed Estrinseco
Batson è il sostenitore dell’idea che le persone spesso aiutano per sola bontà d’animo: secondo l’autore, quindi, la motivazione che spinge ad essere altruistici è fine a se stessa, senza intenzione di ottenere alcun beneficio per sé. Nel momento in cui la persona prova empatia verso un’altra, sarebbe pronta ad aiutarla per puro altruismo, a prescindere da eventuali vantaggi che si possano trarre.
Secondo Batson l’altruismo è di tipo intrinseco, questo comportamento è di per sé soddisfacente e ricerca il benessere del prossimo.
Altri autori invece sostengono che l’altruismo sia di tipo estrinseco, ovvero non soddisfacente per se stessi. La soddisfazione non ha origine solo dalla sensazione di aver aiutato il prossimo, ma anche dal produrre benefici o evitare alcuni costi.
Le diverse Teorie sull’Altruismo
La Teoria della Ricerca dei Rinforzi
Kenrick, Cialdini e Baumann, negli anni ‘80, sostengono che la motivazione altruistica non sia altro che una forma di egoismo, anche se celata. Attraverso l’altruismo non si cercano dei benefici materiali, sarebbe infatti un comportamento egoista esplicito, ma più dei rinforzi simbolici. Tra questi ci sono il prestigio, la soddisfazione nell’adempiere ai propri valori oppure una migliore immagine di sé. Il non prestare aiuto, a volte, può portare ad alcuni tipi di punizioni simboliche come il rimorso e la disapprovazione sociale.
Nel momento in cui aiutiamo qualcuno per non sentirci in colpa, oppure per adempiere ai valori morali, non parliamo più di altruismo intrinseco. È più simile infatti alla motivazione della realizzazione che ad altruismo.
Teoria dello Stress Vicario
Gartner, Dovidio e Piliavin, nel 1991, dichiarano che questo comportamento nasce invece dal desiderio di alleviare una propria sofferenza, non quella dell’altro. Questo significa che si cerca di contenere, grazie all’atto altruistico, un proprio disagio emotivo.
Osservando il bisogno dell’altro si sviluppa un processo empatico, di tipo avversivo, che porta alla nascita di forti emozioni negative verso lo stesso oggetto. A volte è possibile fuggire, altre volte invece no. Decidiamo quindi di liberarci dal disagio decidendo di aiutare l’altro.
Aiutare per Interesse Personale è sbagliato?
La risposta a questa domanda non è univoca, dipende dalle circostanze e quindi da quale dei processi appena espressi avrà maggiore impatto sul nostro comportamento.
Non tutti i comportamenti di aiuto sono di tipo altruistico, sembrerebbe infatti che solo pochi siano in grado di superare i vari filtri per essere definiti come atti puramente altruistici. Non c’è nulla di male ad aiutare il prossimo aspettandosi un qualcosa in più. Allo stesso modo, attuando un comportamento d’aiuto, anche per ottenere un qualcosa in cambio come l’approvazione sociale, vi è sempre una terza persona o un gruppo che viene aiutato.